top of page
Ivan-Scarabocchio

Menzione Speciale
Scrivendo Ancora 2023
Sez. Racconti

Ivan Scarabocchio

con il racconto breve “Il giorno in cui la morte provò pena”

Leggi il racconto. Clicca qui.

Descrizione racconto

​

​

  • Facebook
  • Twitter
  • LinkedIn
  • Instagram

Chi sono

Ivan ScarabocchioDiploma da elettricista e una laurea in Belle Arti a Brera.

Basta solo questo per capire che nella mia vita ho fatto di tutto.

Ed è stato durante un corso di sceneggiatura di fumetti tenuto da Antonio Serra che mi è stato detto di provare a buttarmi nella narrativa.

Da 2 anni partecipo a vari contest letterari, arrivando molte volte come finalista.

Questa è la mia prima menzione speciale e ne sono davvero orgoglioso!

 

Il mio profilo Instagram è: ivan_scarabocchio

​

Descrizione opera

"Tutta la letteratura fantastica (fantasy, horror, fantascienza, ecc.) non è solo puro intrattenimento, sono solo altri metodi per parlare, o criticare, il mondo che ci circonda. E così è stato per me scrivendo il racconto “Il giorno in cui la morte provò pena”.

Tutto qua. Buona lettura!" Ivan Scarabocchio

​

Nota della Redazione.

Anche la morte può provare pietà. Questo narra il racconto di Ivan Scarabocchio. E questo dovrebbe far riflettere su come l'uomo tratta se stesso, su come getta via una vita unica e preziosa. Un racconto a tratti divertente, capace di coinvolgere e alla fine della lettura  capace anche di far riflettere. 

Descrizione scarabocchio
Racconto scarabocchio

Racconto Ivan Scarabocchio

AIL GIORNO IN CUI LA MORTE PROVO' PENA

 

Un passo. «Benvenuto! Da oggi fai parte della nostra grande famiglia!».

Con un sorriso da murena il Direttore si alza dall'enorme poltrona e stringe con forte decisione la mano del Ragazzo.

‘Sono diventato adulto’, pensa il giovane con turbata esaltazione mentre non riesce a smettere di fissare i denti perfetti e bianchi del Direttore.

Qualche banale convenevole, delle firme e finalmente il Ragazzo può uscire da quell'ufficio smisurato per andare dal suo Responsabile che, dopo insipide parole, numerosi gradini, un veloce cambio d'abito e molti passi dopo, lo accompagna verso la sua postazione.

«Vedi, caro mio» dice il Responsabile con un cordiale ghigno da squalo, «oggi è il primo gradino per una brillante e lunga carriera! Certo, magari all'inizio non ti sentirai valorizzato ma vedrai che i risultati arriveranno prima di quanto tu creda!».

Una pacca sulla spalla ed eccoli arrivati a destinazione: una stanza spoglia e freddamente illuminata con un piccolo e anonimo tavolo in metallo messo di fronte a un nastro trasportatore che attraversa il locale grazie a due aperture nel muro.

Nient'altro.

Ancor prima di poter fare qualche domanda, il Responsabile mette in mano al Ragazzo gli strumenti indispensabili per l'inizio di questa fantastica avventura, ovvero un taglierino e un rotolo di nastro adesivo. Mentre se li rigira tra le mani, il nastro trasportatore si attiva in un sibilante rumore, come un'acre risata, per far arrivare un lungo foglio di cartone.

«Forse lo vedrai come una mansione di poco conto, ma qui anche le piccole cose hanno uno loro scopo e un'utilità!».

Chiude la frase con una risata piatta mentre con fermezza, ma senza essere brusco, afferra il braccio del Ragazzo e lo accompagna verso il banco di lavoro.

«Bisogna prendere quel foglio di cartone e assemblarlo in modo da creare una scatola. É un lavoro molto semplice ma dovrai avere la massima accortezza e precisione: ci teniamo che qui ogni compito, dal più umile al più influente, rispecchi la perfezione per cui la nostra ditta, ed ora anche la tua, è famosa in tutto il mondo! Tranquillo: ora ti mostro come si fa».

Con gesti meccanici afferra il foglio e in pochissimi secondi lo piega in più punti, prende poi dalle mani del giovane il taglierino e il nastro, chiude il tutto e ripone la scatola sul nastro trasportatore che riparte in automatico.

«Visto? La prossima è tua!».

Altri cigolii e un altro foglio.

Nonostante la semplicità del compito, un brivido d'ansia attraversa il corpo del Ragazzo come un serpente elettrico.

'Non voglio fare cazzate il primo giorno', pensa, anche se il viscido rettile striscia fra i suoi timori con sadico piacere. Anche le parole primo giorno gli fanno uno strano effetto, quasi come la sentenza definitiva di un giudice.

Inizia a formare la scatola con mani traballanti.

Non ha per niente la pulizia dei movimenti e la velocità del suo superiore.

Una volta finito lo stridio del nastro che riparte sembra come un rimprovero stizzito. Un lieve tic increspa la patinata cordialità del Responsabile. Si avvicina al Ragazzo e poggia la mano sulla spalla, ora però con qualche newton di troppo.

«Dovranno esserci dei miglioramenti: velocità di esecuzione, perfezione dell'imballo, tempistica, consumo del nastro adesivo e altro. Ma avrai modo di migliorare, ne sono sicuro!» e finisce la frase stringendo un po' le dita, come per marcarne meglio il concetto.

Preso alla sprovvista il Ragazzo balbetta un mesto: «Perché la nostra perfezione è famosa in tutto il mondo...».

Il Responsabile ha un rapido cambio di espressione, tornando all'originale cordialità di plastica di prima.

«Esatto, questo è lo spirito giusto!».

Dopo altre parole di scarso valore, il giovane rimane finalmente da solo mentre il nastro trasportatore riprende a cigolare maligno. Inizia dunque la sua vita lavorativa con un piccolo nodo alla gola che gli rende difficile deglutire.

'Come avere un cappio', è il breve pensiero funereo che gli attraversa la mente.

 

Passa dunque il primo giorno.

Un altro ancora.

Poi settimane, che diventano mesi e infine anni.

Il Ragazzo, per volere indiscutibile del tempo, diventa un Giovane Uomo, poi Adulto e infine un gracile Vecchio.

Inizia a lavorare dalle prime luci dell'alba, a volte anche prima, per finire nella solitudine della sera. Capita, in rari momenti di riflessiva lucidità, di sentirsi come se non avesse mai abbandonato quella stanza.

L'entusiasmo e la forza giovanile hanno lasciato il posto all'apatico grigiore della monotonia. Passare del tempo con amici e familiari, avere dei passatempi, viaggiare per conoscere il mondo, l'amore o solamente riposarsi sono bisogni che lentamente sono scomparsi, come un sogno al risveglio; in più nulla è cambiato: è sempre rimasto lì, da solo in quella stanza a fare scatole, accompagnato da quell'ipnotico cigolio metallico.

Secche mani nodose, occhi stanchi, una schiena affaticata e piegata in maniera malsana, la magrezza e il pallore poco sano sono ciò che rimane di quello che era: come buccia di un'arancia ben spremuta.

Ma oggi...

 

L'ennesima scatola, i medesimi gesti, lo sguardo fisso in avanti mentre viene guidato dalla memoria meccanica dei muscoli, ma oggi accade qualcosa di completamente inaspettato.

All'improvviso un suono acuto, una vibrazione, un secco rumore metallico e il nastro trasportatore si ferma.

Nel silenzio quasi assordante, il Vecchio sbatte le palpebre come uscito da un lungo sonno.

Poi una fitta al braccio sinistro, come un'acida coltellata; una stretta opprimente al petto e il suo cuore si contrae per l'ultima volta mentre il corpo senza vita si accascia a terra come polvere in quella stanza muta.

In un angolo del locale una macchia d'ombra si espande lentamente fino a prendere forma: è un'alta figura coperta interamente da un lungo e logoro mantello nero quella che esce dal muro. In cima un enorme cappuccio copre quella che sembra essere una testa. Tutto il tessuto ondeggia lentamente, come cullato da una lieve brezza.

Scivolando piano sul pavimento la presenza si avvicina all'anziano.

«Alzati, è ora».

Al suono della profonda voce cavernosa il corpo a terra ha un leggero sussulto.

Il Vecchio si alza con movimenti lenti e guarda con incredula sorpresa l'oscura figura. Cerca di scorgere quello che il cappuccio copre, ma gli sembra di vedere solo un infinito e buio nulla.

Il nero personaggio fa un piccolo cenno, come a confermare il pensiero che l'uomo ha avuto.

«Seguimi».

Non c'è odio o cattiveria nella voce ma solo la calma piatta di quello che è stato, di quello che è e che sempre sarà.

Il Vecchio si guarda attorno, osservando tutto come quel primo giorno di molti anni fa: spalanca gli occhi spaventato, come se avesse finalmente capito qualcosa di importante. Osserva le sue mani, girando più volte i palmi e i dorsi, poi inizia toccarsi il volto: all'inizio sfiorandolo piano, poi sempre con più delicata decisione.

«Cristo, ma quanto tempo è passato?» sussurra con voce flebile e asciutta, mentre due minuscole lacrime, cariche di opprimente rovina, scivolano lente fra le profonde rughe. Fa un passo incerto verso la cupa presenza rimasta immobile e silenziosa ad osservarlo.

«Io... io non sono pronto! Non doveva andare così! Non doveva! Non è giusto! Non... è... giusto...».

Le parole escono lente diventando velocemente una sussurrata arresa fino a rimanere solo flebili lamenti che si perdono nel vuoto.

Un leggero movimento e la tenebrosa forma si china verso di lui. Il Vecchio la fissa lasciando che il lento pianto continui.

L'ondulante manto sembra scuotersi e l'ombra si sposta, arretrando silenziosamente verso il punto dove era comparsa e pronuncia una semplice frase: «Ho un dono per te, uomo».

Il Vecchio inizia a tremare mentre i capelli bianchi cadono a terra come foglie morte, i muscoli si gonfiano e tutto il suo corpo sembra sbocciare come un fiore a primavera. Si accarezza le braccia, il viso, il petto e non ha bisogno di uno specchio per capire quello che è accaduto.

I suoi freschi occhi increduli fissano, con incalcolabile riconoscenza, il nero essere che lentamente si fonde con il muro.

«Grazie! Grazie! GRAZIE!» urla.

Inizia poi a guardarsi attorno, camminando a scatti qua e là per sfogare il suo entusiasmo mentre frasi saettano nella mente come scintille.

'Un nuovo inizio! Una nuova possibilità! Rimediare a tutti gli errori! Così tante scelte: da dove iniziare?'.

Se la cupa figura potesse sorridere lo farebbe assistendo a quello spettacolo così insolito per il compito che da sempre compie.

Il Vecchio, tornato nel pieno della sua giovinezza, frena l'esuberante euforia e osserva la porta d'uscita.

Un passo incerto.

Dopo uno più deciso.

Dal terzo al sesto quasi un trotto, poi è l'inizio di una corsa.

Il cuore martella nel petto mentre il suo sorriso è largo e vivo come il sole d'estate.

La mano è ormai a pochi centimetri dalla maniglia quando un sottile rumore lo ferma: è un suono così radicato nel suo cervello che non deve chiedersi cosa sia, perché lo conosce fin troppo bene.

Lentamente si volta e vede il nastro trasportatore che ha ripreso a muoversi portando numerosi fogli di cartone.

L'anziano ringiovanito lo fissa: quel meccanico parassita ingordo, che per anni l'ha tenuto legato a sé, ora sembra richiamarlo come una malvagia sirena dal canto maledetto.

La scelta ovvia ora si rivela solamente un pensiero sciocco, che perde forza diventando un eco lontana per affievolirsi e sparire nel nulla. Il cuore gradualmente si placa mentre gli occhi sembrano perdere lucentezza e spegnersi. Si volta, lasciandosi la porta alle spalle, e si incammina trascinando i piedi, come se nulla fosse accaduto, e ricomincia meccanicamente a lavorare.

La cupa figura fa un leggero scatto in avanti ma si ferma.

Sembra emettere come un flebile sospiro.

«É tempo perso uccidere i morti» sussurra con voce di cenere.

Indietreggia  gradualmente  e  scompare  mentre,  nella stanza, l'incessante stridore del macchinario sembra diventare come un'acuta e sadica risata.

​

Giudizio

Antologia Scrivendo Ancora 2023

SCRIVENDO ANCORA 2023

Nell'Antologia è presente il racconto di Ivan Scarabocchio

Autori Vari
Collana: Narrazioni
Genere: Raccolta di racconti brevi
Formato : Cartaceo e ebook
Uscita: 2023
Prezzo cartaceo : euro 16,00
Prezzo ebook:  euro 4,99

ACQUISTA 
VAI ALLA SCHEDA DEL LIBRO

bottom of page